Pubblicità che incitano all’odio? Meglio regolamentato. Messaggi problematici? Meglio denunciato. Apparentemente timide, queste nuove misure segnalano che Facebook non aveva altra scelta che cedere alla pressione per una moderazione più rigorosa dei contenuti.
Il capo del social network globale, Mark suckerberg, ha difeso per mesi il suo approccio a un approccio più lassista di Twitter o YouTube, in particolare per quanto riguarda i discorsi di figure politiche, in nome della libertà di espressione.
Ma venerdì lui stesso dettagliato l’indurimento della sua posizione.
La piattaforma rimuoverà ora gli annunci pubblicitari che sostengono che le persone di determinate provenienze, etnie, nazionalità, generi o orientamento sessuale rappresentano una minaccia per la sicurezza o la salute degli altri.
La mossa arriva come Food and Cosmetics gigante Unilever ha appena concluso le sue inserzioni su Facebook, Twitter e Instagram negli Stati Uniti, almeno fino alla fine dell’anno.
Coca-Cola, uno dei marchi più conosciuti al mondo che spende ingenti somme per la pubblicità, ha anche annunciato venerdì sera che stava sospendendo tutta la promozione su tutti i social network per almeno 30 giorni, chiedendo che mostrassero più “trasparenza e responsabilità”, soprattutto sul tema del razzismo.
Questi nomi di peso sono in aggiunta ad altri inserzionisti – Verizon (telecomunicazioni), Honda, Ben e Jerry’s (ghiacciaio di proprietà di Unilever), Patagonia, North Face e REI (articoli sportivi) – che stanno partecipando a una campagna di boicottaggio da Facebook.
È stato lanciato da organizzazioni della società civile americana, tra cui la Anti-Defamation League (ADL) e la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), che accusano la piattaforma di tollerare i gruppi che incitano all’odio, al razzismo o alla violenza.